Finalmente Corro
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Squadra

16/3/2017

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Osservo i post su Linkedin e vedo un mare di gente che scrive o condivide articoli che parlano di “team work”, “leadership”, “team building”.
Quando per lavoro entro nelle aziende non vedo messo in pratica tutto quello che leggo: noto moltissime persone che non si parlano tra loro, ambienti di lavoro plumbei e pesanti, dipendenti che comunicano lo stretto necessario sottolineando, con i loro modo di fare, fastidio e disgusto. Vedo anche titolari e manager che al posto di creare i presupposti perché si sviluppi un team affiatato preferiscono sobillare, istigare, supportare atteggiamenti poco trasparenti. Forse perché così credono di gestire meglio le persone o forse perché è l’unico modo in cui sanno rapportarsi con colleghi e collaboratori.
Fatto sta che io posso ringraziare la mia squadra, il Treviso Triathlon, per avermi supportato nel raggiungere un obiettivo per me importante. Questa frase l’ho detta più volte e spesso ho la sensazione che venga recepita come un modo gentile di riconoscere ai compagni un atteggiamento benevolo nei miei confronti. Non è così: se mi avessero accettato solo formalmente sono sicuro che non avrei mai fatto una gara. Invece gli atleti della mia squadra si sono messi in gioco, loro per primi nei miei confronti: mi hanno fatto partecipare agli allenamenti in bici adattandosi alla mia velocità e alle mie possibilità, mi hanno insegnato a correre cercando di capire cosa potessi migliorare e dove potessero correggermi, hanno pensato a quale potesse essere la strategia migliore per me durante una competizione e molte altre cose.
Oltre alla parte tecnico pratica, su tutto ha prevalso il supporto morale. Questo elemento è difficilmente definibile e distinguibile, è una caratteristica intangibile che un gruppo di persone riesce a creare. È un elemento che per me ha fatto la differenza: ha permesso che non mi sentissi in imbarazzo in mezzo a loro, che fossi a mio agio. Così sono riuscito ad impegnarmi facilmente, con determinazione, riuscendo a mettere in campo tutto me stesso e a sfruttare al meglio il mio potenziale.
Sono restato piacevolmente sorpreso da come hanno recepito questo concetto i bambini delle elementari. Nei loro pensierini che mi hanno scritto è spesso ricorrete l’importanza degli amici per stare bene in classe o in squadra.
Chissà diventino adulti illuminati!
Foto
Per privacy ho oscurato i nomi e le classi dei bambini
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    Bernardo Bernardini

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