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Da il post della pagina FaceBook personale del 19.07.2016

19/7/2016

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20 ANNI e (MAGARI) NON SENTIRLI 
Sono passati 20 anni da quel tardo pomeriggio del 19 Luglio 1996 in cui un incidente ha cambiato la mia vita: niente raggi gamma o morsi di ragno per diventare un supereroe ma più semplicemente un invalido. Non ricordo praticamente nulla di quel giorno né dei successivi, solo lo stupore di quando mi hanno svegliato in rianimazione dicendo che i miei genitori volevano vedermi. Con la vista appannata e le percezioni distorte da giorni di coma indotto, l’unico pensiero è stato: da quando abbiamo un maggiordomo e i miei si fanno annunciare? 
Non mi rendevo conto di dove fossi, me lo ha spiegato un'infermiera invitandomi a non aver paura e a stare tranquillo: mi ero rotto 3 vertebre e non riuscivo a sentire e muovere nulla dall'ombelico in giù. A 19 anni non era lontanamente nei miei pensieri l'idea che la vita potesse cambiare in tale direzione. I pareri dei medici non erano confortanti e mi davano su una sedia rotelle per il resto dei miei giorni. Quante percezioni in tutti questi anni, dal sentire di non sentire, ai dolori più strani: intensi, repentini, sordi, acuti, lunghi, intermittenti. Sono 20 anni che convivo con loro, mi hanno insegnato a sopportare sulla lunga distanza ma anche ad incazzarmi nel breve. 
Di quell'estate ricordo il caldo e gli aghi, su tutti quello nel collo che ogni volta girassi la testa lo sentivo grattare nella vena: ne avevo sempre 5 o 6 contemporaneamente e le canule delle flebo spesso si intrecciavano fra loro tirandomi la pelle. Ricordo con affetto la morfina e la faccia di mio padre in risposta alla mia quando me la somministravano: non ho mai capito perché uscisse dalla camera... Di momenti difficili nella mia mente ne sovvengono tanti ma le situazioni che ricordo con piacere sono molte di più. Tanti visi di amici, tanti silenzi che raccontavano la vicinanza più di lunghi discorsi. Ma anche tanti lunghi discorsi che nascondevano l'imbarazzo di non riuscire a trovare le parole per dirti: ti sono vicino. 
Una consapevolezza rimane: per quanto le persone cerchino di starti il più vicino possibile, sei da solo ad affrontare i pensieri e le sofferenze della tua vita e sei il solo a decidere giorno per giorno come fronteggiarle. I miei genitori avrebbero fatto a gara fra loro per chi avesse potuto prendere i miei problemi fisici ridandomi la salute; nel concreto hanno fatto molto di più con la loro presenza, con il loro amore. 
Uno dei più grandi aiuti che ho avuto per superare gli ostacoli è stato l'esempio: la PDM Treviso, squadra di basket in sedia a rotelle con cui ho giocato, era piena di questi esempi, dall'allenatore Bruno a ogni singolo atleta. Con loro ho imparato a scherzare sull'handicap, a ridimensionare i problemi più gravi alleggerendo le difficoltà. 
Nessuno può vivere la vita o i problemi al posto tuo. Arriverà un momento in cui devi decidere se vuoi affrontarli: allora dovrai tirarti su le maniche e tapparti il naso. Per uscire da una situazione difficile devi mettere le mani nella merda. Ognuno ha la sua e nessuna è gradevole. Se hai degli obiettivi dovrai passare attraverso le tue debolezze e le idee che ti sei costruito di te stesso. Molti mi chiedono come abbia fatto a passare dalla sedia a rotelle al fare gare di triathlon per normo: non ho avuto paura di conoscermi e ho colto l'opportunità sviluppando quel poco che avevo. Le occasioni capitano a tutti, molto probabilmente alcuni non sanno riconoscerle o le cercano in posti dove non possono trovarle. Soprattutto tanti restano immobili, continuando a fare le stesse cose che non gli hanno mai dato risultati.
Datti la possibilità di sbagliare, è una delle più grandi libertà di cui puoi godere! 
Per raggiungere gli obiettivi cerco di essere analitico, perciò il mio consiglio è di capire quali sono i mezzi a tua disposizione. Per fare questo devi conoscerti; per conoscerti non serve andare lontano, hai solo bisogno di coraggio e onestà. Tantissimo coraggio per permetterti di fare quelle domande di cui non vuoi sentire risposta; onestà per poter fare un'analisi reale delle risposte che ti sei dato, senza entusiasmarti né sottostimarti troppo. 
Il principio di realtà è un punto di forza: sapere dove sono, perché sono lì e a che punto del percorso mi trovo, mi permette di limitare ansia e frustrazione, gioendo molto prima della meta e gustandomi il viaggio. Questo non cancella le difficoltà ma mi permette di affrontarle più lucidamente e con maggiore serenità. Già il solo sentire di aver preso la direzione giusta riempie di entusiasmi e gioia: i tanti piccoli risultati sono quelli che permettono di raggiungere l'obbiettivo. 
Quante migliaia di vignette hai visto girare sui social che parlano di come affrontare un percorso della vita? Qualsiasi personaggio di successo degli ultimi 2500 anni ha detto qualcosa in merito: un viaggio comincia col primo passo, la vetta si raggiunge un passo alla volta, eccetera. È sicuramente così, ma prima di partire fai un passo indietro chiedendoti: sono sicuro che l'obiettivo che mi sono dato sia veramente ciò che voglio raggiungere? Sono sicuro di avere la forza di sostenere la ricerca per trovare o costruirmi i mezzi adatti a raggiungere quel risultato? Cosa mi darà la forza e la determinazione durante il percorso, nei momenti bui, per raggiungere lo scopo prefissato? Le risposte le saprai solo tu e se non vuoi abbandonare prima di averci provato o demoralizzarti durante la strada, sii onesto con te stesso fin dall’inizio.
È facile dire: non bisogna arrendersi. Ma qual è il segreto? Per me è nel conoscersi. Una difficoltà molto grande da superare sta nella paura di scoprirsi diversi da come immaginiamo di essere o vogliamo far credere agli altri. Essere onesto con te stesso servirà a riconoscere i tuoi punti di forza, tracciando così una strada dove andrai ad utilizzare sempre più spesso le tue qualità migliori, evitando le debolezze. Sapere chi sei ti permette di capire quando plasmare la situazione a te stesso o quando plasmare te stesso alla situazione, senza perdere mai la tua identità.
Ti auguro di essere una persona di successo: fai succedere le cose attorno a te! 
Facendo tanti auguri a me non posso non ringraziare una marea di persone che mi sono state vicine in questi 20 intensissimi anni, una gran parte di loro li trovi taggati in questo post.  
Una menzione d'onore va ai miei genitori che mi sono stati strenuamente vicini e mi hanno sì tanto amato: senza loro sicuramente non sarei riuscito ad arrivare dove sono.  
Con rammarico non potrò trascorrere questa giornata con alcuni che si sono purtroppo congedati anzitempo: la nonna Laura, la Zi Caterina e Mario Sj. A voi va un pensiero particolare. Non scorderò mai la brioches e il caffè della nonna quando mi svegliava all'alba delle 11 nei giorni in cui bruciavo a scuola, la voce della Cate che mi leggeva "L'orma del califfo" durante le lunghe notti in ospedale, gli interminabili bracci di forza dialettici con Mario da cui uscivo regolarmente con le ossa rotte. 
Grazie a tutti!
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    Bernardo Bernardini

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